Blog

FORMAZIONE PROFESSIONALE - CONSIDERAZIONI DI UN (ANZIANO) ISCRITTO

20.10.2016 17:18
CONSIDERAZIONI DI UN (ANZIANO) ISCRITTO
 
Egregio Presidente,
Sono un iscritto all’Ordine di Treviso dal 1980. Esercito la professione di Chimico e Consulente Ambientale dalla stessa data. Credo di essere stato il primo chimico a prendere la partita iva, almeno fra gli iscritti dell’Ordine di Treviso. Questa presentazione serve solo a far capire che non mi difetta l’esperienza. Oramai ho 69 anni e continuerò a lavorare finché me lo consentirà la salute.
Ho letto solo in questi giorni la lettera di risposta contenente le precisazioni in merito alla sentenza della Corte di Giustizia Europea concernente la formazione continua professionale.
Non voglio discutere se la Sentenza della Corte Europea sia o meno applicabile nel caso della formazione continua per i chimici. Però la questione non si risolve con la risposta che lei ha fornito. Poiché lei ha usato un linguaggio particolarmente deciso nei confronti dei colleghi, cercherò di essere anch’io molto chiaro.
Ciò che a lei è sfuggito è che il nocciolo della questione non sta tanto nell’obbligatorietà della formazione (è imposta per legge, su questo non ci sono dubbi). Il nocciolo della questione sta sul “come” questa formazione continua è proposta dal CNC.
Negli Ordini Professionali vi sono chimici di tutte le età. Non è possibile che la formazione continua debba essere uguale per tutti. Questo è il primo punto. Per chimici che operano da anni, i corsi di formazione che devono essere proposti devono essere su argomenti che effettivamente contribuiscano ad aumentare in modo sensibile il loro background culturale.
La mia esperienza, al riguardo, è fallimentare (ho detto che avrei usato anch’io un linguaggio deciso). A quasi tutti i corsi a cui ho partecipato, non c’era differenza alcuna tra alcuni partecipanti ed il relatore: i ruoli erano perfettamente intercambiabili. Io potevo essere il relatore (ad esempio sui corsi sulla tematica ambientale), oppure potevo, com’è stato, essere il partecipante. Risultato: tempo e soldi buttati via solo per avere qualche credito formativo. Né si può pensare che io vada a corsi di alcun interesse personale né di interesse professionale. E’ questa la formazione?
Altro aspetto. Perché non si considera l’attività svolta se non fin dal suo nascere, almeno degli ultimi 10 o 15 anni? Perché porre vincoli e paletti continui?
Così com’è concepita la formazione, col numero minimo dei crediti da acquisire ogni anno, con il numero assurdo che si perdono ogni anno (come se, in un anno senza
formazione subentrasse nel chimico una sorta di amnesia su tutto ciò che ha appreso fino a quel momento), la (fortissima) sensazione che io ho (ma è condivisa da molti) è che, per l’ennesima volta, si sia voluto creare il business della formazione, così come esiste il business dell’accreditamento dei laboratori o altre forme di business sfruttando leggi sacrosante, ma che dicono tutt’altro.
E anche se ho poc’anzi detto che non voglio discutere della Sentenza della CE, vorrei osservare che la sentenza afferma [..] Il fatto che un ordine professionale sia tenuto per legge a porre in essere un sistema di formazione obbligatoria non sottrae le norme che esso emana dal campo di applicazione del diritto dell’Unione [..].
Io non sono “unto dal Signore” e non intendo fare affermazioni perentorie, ma mi sembra chiaro quanto sopra scritto. E’ COME si vuole fare la formazione, non se si debba fare o no.
Egregio Presidente, evidenzio che, come capirà facilmente, il problema della formazione, per uno giunto (quasi) a fine carriera, è un problema relativo. Ma penso alle centinaia di giovani che, con le regole attuali, faticheranno non poco (anzi, molti non ci riusciranno!) ad ottenere i crediti imposti. Se un giovane, ad esempio, insegna ed esercita la libera professione, dove trova il tempo per ottenere tutti i crediti (ho detto “tutti”, non qualcuno). E poi perché i crediti devono basarsi sulle ore. Secondo questo ridicolo criterio è il tempo, non la qualità dell’insegnamento che conta, col risultato che un’ora di lezione di un premio Nobel, vale molto meno di 8 ore con qualcuno che nel recente corso di Abano ha parlato del processo contro Bassetti nel delitto della sfortunata Yara Gambirasi. Sai che interesse per i chimici! Almeno avesse parlato delle indagini chimiche condotte dal Laboratorio Indagini Criminali che ha seguito il caso. Oppure, nello stesso corso, sentirsi dire dal Comandante dei Carabinieri del NAS di Padova che lui ignorava l’esistenza dell’Ordine dei Chimici. Incredibile! Chieda a chi vuole fra i presenti se non mi crede. Anzi, lo chieda direttamente alla dott.sa Viviana Del Tedesco, a nome mio, Sostituto Procuratore a Udine, che ha fatto un salto sulla sedia a fronte di un’affermazione che per pietà umana si può solo definire grottesca.
Questa non è formazione. I chimici pretendono qualcosa di molto più serio e pretendono che [..] Il fatto che un ordine professionale sia tenuto per legge a porre in essere un sistema di formazione obbligatoria non sottrae le norme che esso emana dal campo di applicazione del diritto dell’Unione [..]. Lo dice la Corte Europea, non io.
Vittorio Veneto, 4 febbraio 2016 
dott. Francesco Albrizio
Chimico iscritto all’Ordine di Treviso n. 98

Primo blog

29.05.2012 19:06

Oggi abbiamo inaugurato il nostro nuovo blog. Continuate a frequentarlo e vi terremo aggiornati. Potrete leggere i nuovi post del blog tramite il feed RSS.